Cyberbullismo – Quando mio figlio è un bullo

Non è facile per un genitore accettare l’idea che il proprio figlio possa commettere atti di bullismo, ma anche in questo caso vi sono dei segnali che possiamo cogliere e che è bene non sottovalutare.

  1. Nostro figlio, nei discorsi che si affrontano in casa, ritiene che la prevaricazione sull’altro e la violenza siano valori positivi, indice di forza e superiorità.
  2. Non mostra empatia senso di colpa per atteggiamenti o comportamenti aggressivi e sbagliati che assume a casa e fuori.
  3. Frequenta un gruppo di amici prepotenti che tendono a voler dominare e sottomettere i compagni, deriderli o offenderli.
  4. Nei confronti degli adulti dimostra scarsa educazione e rispetto, rifiutando le regole imposte e reagendo ai rimproveri con “strafottenza”.

Cosa fare?

Per un genitore può essere estremamente doloroso apprendere che il proprio figlio sia stato l’artefice di atti di bullismo o cyber bullismo, e mantenere la calma e il sangue freddo necessario per affrontare la situazione in maniera costruttiva, può essere difficile, almeno quanto non farsi travolgere dai sensi di colpa. Vi sono però dei passi che possiamo compiere:

1. La prima cosa da fare è provare ad aprire un dialogo con nostro figlio, cercando di comprendere le ragioni che lo hanno portato ad adottare una condotta sbagliata e ingiusta. Aggredirlo, punirlo o soffocarlo con i nostri rimproveri, senza ascoltarlo concedendogli il diritto di replica, non risolverà la situazione. 

2. Una volta chiarito l’accaduto, sarà opportuno stabilire una giusta punizione, perché nostro figlio comprenda che ad ogni azione corrisponde sempre una responsabilità e delle conseguenze. È opportuno farlo riflettere empaticamente su come possa sentirsi la vittima, invitandolo a chiedere scusa.

3. Per scongiurare che fatti del genere possano verificarsi ancora, è necessario lavorare su nostro figlio per promuovere alcune competenze prosociali quali: il rispetto per l’altro, l’empatia e sensibilità, chiedendoci se siamo noi i primi a dare il buon esempio.

4. Anche in questo caso è fondamentale chiedere la collaborazione della scuola, perché possiate, insieme al corpo docente che lo segue ogni giorno, stabilire un programma educativo di riabilitazione/sostegno, valutando se sia il caso di coinvolgere anche degli specialisti.